La nascita del giornalismo moderno

Se l’Inghilterra può considerarsi un caso a sé per la diffusione della stampa, nel corso del Settecento (per poi proseguire nell’Ottocento) anche in altri Paesi europei e negli Stati Uniti si manifesta l’esigenza di comunicare i fatti e le questioni politiche in modo indipendente rispetto al volere dei governanti. Un fenomeno legato all’evoluzione della società e dell’economia, che ha dato vita alle lotte contro la censura preventiva e al giornalismo moderno.

La penny press

Nonostante le differenze anche notevoli fra un Paese e l’altro, la diffusione dei periodici riguarda comunque un po’ tutti, con lotte continue in nome della libertà contro i centri di potere. Con la rivoluzione industriale e i conseguenti spostamenti in massa verso le grandi città e le opportunità di lavoro, nascono anche i movimenti operai, i sindacati, i partiti, fenomeni che cambiano radicalmente il corso della storia e il modo di fare informazione, che presta attenzione a tutte le componenti della società, anche e soprattutto quelle meno abbienti. Un ulteriore passo avanti in tal senso si avrà con la diffusione della cosiddetta “penny press“: agli inizi dell’Ottocento, negli Stati Uniti, viene pubblicato il “Sun” (il primo quotidiano di New York) e venduto a un penny. Con un prezzo così popolare, la lettura dei quotidiani si diffonde anche fra gli operai e gli agricoltori.

Giornalismo vs potere

È in questi anni che la stampa comincia a diventare uno strumento di difesa dei cittadini dagli abusi di quelli che possiamo definire “poteri forti”. In particolare negli Stati Uniti si afferma il giornalismo investigativo, che ha portato a inchieste di fondamentale importanza. Per citarne due, lo scandalo Watergate che portò all’impeachment del presidente Richard Nixon, scoperto grazie all’attività di due cronisti del “Washington Post” nel 1972, e l’inchiesta del team Spotlight del “Boston Globe” nei primi anni Duemila sui numerosissimi casi di pedofilia nella chiesa di Boston, inchiesta da cui è stato tratto il film “Il caso Spotlight”.

Gli Stati Uniti rimangono ancora oggi un esempio forte di Watchdog nel mondo giornalistico. Un modello che resiste, ma che deve affrontare sfide sempre più difficili e una società fluida e contaminata da poteri che non sempre è facile individuare.

WATCHDOG. In America nasce l’immagine del cane da guardia che sorveglia la democrazia e abbaia contro il potere per difendere gli interessi dei cittadini. In generale, il giornalismo di denuncia (che comporta in molti casi notevoli rischi per i cronisti) non è avvertito dalla società come particolarmente diffuso, ma non mancano esempi in Italia e nel mondo di giornalisti che lavorano per scoprire e far conoscere la verità.

Per approfondimenti: A. Barbano (in coll. con Vincenzo Sassu), Manuale di giornalismo, Edizioni Laterza

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