La diffusione delle notizie, un’esigenza antica

 

La prima forma di diffusione delle notizie, simile a ciò che fa oggi il giornalismo, nacque in Italia, e precisamente a Roma, al tempo di Giulio Cesare. Questi istituì gli acta diurna nel 59 a. C. Raccoglievano sia notizie ufficiali e di governo sia private — quali nascite, matrimoni, eccetera — e venivano esposti quotidianamente su tavole imbiancate. Tale prassi andò avanti fino alla fondazione di Costantinopoli — nel 330 d. C. —, quando questa divenne la sede della corte imperiale.

Possiamo a ragione considerare il giornalismo un’esigenza antica, necessario a diffondere informazioni. Non sono pervenuti reperti di acta diurna, ma certamente, oltre a fornire notizie utili ai cittadini, essi avevano lo scopo di promuovere l’operato delle istituzioni imperiali.

Il Medioevo

Nel Basso Medioevo, un generale processo di crescita economica stimolò le comunicazioni di tipo commerciale. Le lettere mercantili, ad esempio, diventarono nel tempo uno strumento molto utile a commercianti e banchieri. Esse, infatti, contenevano notizie legate al mondo degli affari, ma l’aggiunta di informazioni di carattere più generale le rese appetibili a un pubblico più vasto e ne favorì la diffusione con metodi sempre meglio organizzati.

Nel corso del Cinquecento, crebbe l’utilizzo delle lettere quale strumento di diffusione delle notizie. A Venezia, città di commercio che arrivò a contare già allora centinaia di stampatori, queste lettere finirono col chiamarsi gazzette. Il termine dialettale veneziano gaxeta indicava la moneta d’argento da due soldi, che era anche il prezzo del notiziario. Un traslato simile si avrà più avanti con la penny press americana. Produzioni analoghe si ebbero anche in altre città italiane ed europee.
Benché la stampa a caratteri mobili fosse stata inventata quasi un secolo prima, le gazzette si scrivevano a mano e si dovette attendere il Seicento per l’introduzione dei mezzi meccanici.

L’età moderna

Stabilire con precisione quale sia stato il primo giornale nel senso moderno del termine non è semplice. Nel corso del Seicento, in molte città europee — tra le principali ricordiamo Anversa, Londra, Parigi, Amsterdam — si diffusero i periodici, seppure con cadenze diverse. Uno dei primi, un settimanale, fu l’“Avisa Relation oder Zeitung”, pubblicato nei pressi di Augusta nel 1609. Nel contempo, cominciò ad affermarsi la professione del giornalista, distinta da quella dell’editore. Non si immagini, però, una stampa libera: la diffusione delle notizie era soggetta a “licenze” e chi deteneva il potere attuava una censura preventiva, impedendo la pubblicazione di contenuti sgraditi.

Nella seconda metà del Seicento, si diffusero i periodici letterari. Per distinguerli dalle gazzette, li chiamarono “giornali” e gli uomini di cultura che vi scrivevano “giornalisti“, per distinguerli dai gazzettieri. Tale termine era usato in senso spregiativo per indicare chi si occupava di notizie politiche o di argomenti ritenuti meno nobili rispetto alla letteratura.

Tra gli eventi importanti del XVII secolo, ricordiamo la nascita del primo quotidiano, stampato a Lipsia nel 1660. Si era ancora lontani, però, dalla giornaliera diffusione delle notizie a cui siamo abituati. I primi quotidiani riportavano, seppure quotidianamente, notizie datate. Non era ancora possibile, allora, avere un resoconto degli eventi accaduti nell’arco di ventiquattro ore.

Il caso inglese

Nel corso del Settecento, si stamparono i primi quotidiani. In Inghilterra, l’abolizione nel 1695 del Licensing Act — e quindi della censura preventiva —, spianò la strada a un approccio più liberale che favorì la nascita di nuovi notiziari. Già alla fine del Seicento ci fu l’esempio dei cosiddetti Big Three: il “Flying Post”, il “Post Boy” e il “Post Man”, con uscite trisettimanali e un chiaro orientamento politico. Il primo quotidiano inglese fu il “Daily Courant” (1702-1735), diretto da Samuel Buckley. Esso si rifaceva ai principi di credibilità e imparzialità credibility and fairness — e si sforzava di rispondere alle cosiddette cinque Wwho, what, where, when, why —.

Tra le esperienze giornalistiche del periodo, è opportuno segnalare alcuni scrittori dell’epoca che si dedicarono all’attività giornalistica: Daniel Dafoe — autore diRobinson Crusoe — e Jonathan SwiftI viaggi di Gulliver —. Il primo era sostenitore della borghesia mercantile, il secondo della aristocrazia terriera. A entrambi si riconosce il pregio di aver espresso, in modo sagace e talvolta pungente, opinioni disincantate sulla società del tempo. Dall’esempio dei loro periodici — rispettivamente “The Little Review” e “The Examiner” — prenderanno vita altre realtà quali“The Spectator” e “The Tatler”.

Questo fermento fece crescere il numero di lettori e, naturalmente, di stampatori. Un affare anche per i governanti, dato che nel 1714 il parlamento inglese approvò lo Stamp Act con cui introdusse le famigerate “tasse sulla conoscenza”. Con esse si tassavano i singoli fogli e gli annunci commerciali e pubblicitari. Ciò nonostante, nel 1731 nacque il “Daily Advertiser”, il primo quotidiano di soli annunci a pagamento.

Il quarto potere

Nel contempo, crebbero le tensioni tra potere politico e stampa. Il parlamento inglese vietava infatti la diffusione dei resoconti parlamentari, divieto che veniva comunque aggirato. L’inasprirsi della lotta fra stampa e potere istituzionale avrà uno dei risvolti più noti nelle vicende di John Wilkes.

L’acceso confronto e gli scontri fra il parlamento inglese e i giornalisti favorirono quella che oggi chiamiamo libertà di stampa. E rafforzarono quello che somigliava, già a quei tempi, al giornalismo politico. Esso, allora come oggi, contribuisce in modo determinante alla formazione di un’opinione pubblica sull’operato dei governanti.

QUARTO POTERE. Questa espressione fu pronunciata dal deputato inglese Edmund Burke nel 1787. Definì così i giornalisti presenti a una seduta del parlamento: “Voi siete il quarto potere”. Il riferimento era ai poteri legislativo, esecutivo e giudiziario e alla netta separazione tra di essi teorizzata da Montesquieu. “Quarto potere” è un’espressione usata ancora oggi per ricordare il rilevante ruolo sociale della stampa e la sua capacità di influenzare l’opinione dei lettori.

Per approfondimenti: G. Gozzini, Storia del giornalismo, Mondadori

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